La page experience non è solo un fattore di ranking ma anche uno dei motivi per cui potresti perdere dei clienti o ancora peggio credibilità.
Se andando in un negozio dovessi aspettare un’eternità prima di essere servito, come giudicheresti la tua esperienza? Sicuramente in modo negativo. Lo stesso ragionamento si applica agli utenti del tuo sito che vogliono navigare e fare acquisti in sicurezza e senza inutili attese.
Un recente studio (Milliseconds make Millions) condotto da Deloitte per Google mostra come un miglioramento di 0,1 secondi nel caricamento della tua pagina può aumentare il tuo tasso di conversione del 8%. Cosa vuol dire? Guadagnare di più con lo stesso numero di visitatori, senza doverti inventare niente di nuovo.
La page experience è il modo in cui Google misura la fruibilità e la praticità di utilizzo di una pagina web. Si tratta di una serie di metriche e “segnali” che vengono utilizzati per valutare le performance di un sito.
Lo scopo è quello prevedere il tipo di esperienza potrà avere un utente che si troverà ad interagire con quella pagina. Quindi non solo contenuto pertinente ma anche una pagina performante che non disattenda le aspettative degli utenti.
Cosa si aspetta un consumatore che cerca di acquistare un biglietto aereo dal suo telefonino? Sicuramente un sito affidabile e che gli permetta di compiere l’operazione in pochi passaggi, senza inutili attese.
La page experience si misura attraverso diversi segnali (search signals), alcuni sono noti da tempo. Ad esempio la compatibilità con i dispositivi mobili, la navigazione sicura, l’utilizzo del protocollo HTTPS e l’assenza di interstatial intrusivi.
Compatibilità dispositivi mobili: la pagina è ottimizzata per i dispositivi mobili come cellulari e tablet.
Navigazione sicura: non sono presenticontenuti dannosi (ad esempio malware) o ingannevoli (ad esempio, social engineering).
HTTPS: il sito utilizza un protocollo sicuro che protegge le informazioni scambiate tra sito e utente.
Interstistials non intrusivi: il contenuto è accessibile e non ci sono elementi (ad esempio pop up o banner pubblicitari) che prevengono la navigazione della pagina.
Altri come i Core Web Vitals sono stati introdotti di recente e vanno a misurare principalmente la velocità, la reattività e la stabilità visiva di un sito.
LCP (Largest Contentful Paint) – La metrica LCP indica il tempo di caricamento dell’elemento più grande della pagina e per una buona page experience il tempo ideale è di 2,5 secondi. Un sito che si carica in 4 secondi è già considerato lento.
FID (First Input Delay) – La metrica FID misura l’interattività, indica il tempo trascorso tra la prima interazione dell’utente sul sito e la risposta del browser. Il tempo ideale per garantire una buona page experience è di 100 millisecondi.
CLS (Cumlative Layout Shift) – Il CLS misura lo spostamento degli elementi visibili e i cambiamenti di layout durante la visita e una buona page experience deve prevedere un CLS inferiore a 0,1. Il consiglio di Google è ridurre le pagine a meno di 500 KB.
Hai provato a misurare le prestazioni del tuo sito web? Non solo la home page ma anche le pagine principali come la tua landing page oppure la pagina di un prodotto del tuo e-commerce.
Ora che conosci i segnali e le metriche da considerare puoi farlo utilizzando Pagespeed Insights oppure la nuova versione di GTMetrix. Entrambi sono alimentati da Lighthouse, un tool open source, universalmente riconosciuto, per analizzare la page experience.
Per fare un test delle performance basta inserire l’url della pagina che vuoi scansionare e attendere qualche secondo.
Che punteggio hai ottenuto? Se il tuo score è basso vuol dire che sei in buona compagnia.
Uno studio condotto da Ezoic riferisce che il valore medio dei siti europei è di 44. Un punteggio molto basso, vuol dire che in tanti, per non vedersi penalizzati, dovranno correre ai ripari.
Il sito web ideale deve essere veloce… come un battito di ciglia ovvero 400 millisecondi. Non solo: il lobo occipitale del cervello memorizza le informazioni per 100 millisecondi come memoria sensoriale.
In questo lasso di tempo il visitatore ha l’illusione di una risposta istantanea dal sito, dato che la memoria sensoriale visiva del cervello funziona a intervalli di 100 millisecondi.
Ci sono 3 buoni motivi per cui dovresti preoccuparti delle prestazioni del tuo sito web e del tipo di esperienza offre ai suoi visitatori. Te li elenchiamo di seguito, non necessariamente in ordine di importanza.
Quando si parla di CRO (Conversion rate Optimization) la page experience è il fattore numero uno. I clienti si aspettano siti dinamici e fruibili anche da dispositivi come smartphone o tablet. Un sito lento influisce negativamente sulle conversioni, il numero di pagine visualizzate e comporta un bounce rate maggiore.
Per comprendere di cosa stiamo parlando basta guardare Amazon, dove tutti i passaggi che vanno dalla ricerca fino alla visualizzazione e l’acquisto del prodotto, avvengo senza ostacoli e interruzioni. Uno dei migliori esempi in circolazione. Specie perché Amazon ha calcolato che un ritardo di 100 ms (millisecondi) potrebbe causare una perdita del 1% (circa 8.7 miliardi).
Un test effettuato su un campione di 20.5 milioni di sessioni, ha stabilito che migliorare le prestazioni dei siti analizzati ha contribuito notevolmente a convertire i contatti in clienti attraverso tutte le differenti fasi del marketing funnel. Un miglioramento delle prestazioni di solo 0,1 secondi ha generato un +10% di conversioni, +9,2% di aumento del valore medio degli ordini e un -5,7% di bounce rate per le pagine prodotto.
La page experience diventerà un fattore di ranking e verrà utilizzata per offrire risultati che oltre ad essere pertinenti, dovranno essere anche fruibili. Un utente che sta cercando di effettuare un acquisto da un telefonino vuole un sito sicuro, facile da utilizzare e che gli permetta di concludere l’operazione in pochi secondi.
Personalmente sono anni che vediamo come basti migliorare le prestazioni di un sito per guadagnare subito posizioni nelle SERP.
Quel che resta da capire è se il tuo sito potrebbe essere penalizzato per favorire un concorrente che ha un sito più veloce. Immagina il contesto di due e-commerce, nelle prime posizioni, che offrono lo stesso prodotto, chi vincerà sfida?
Per Google è una priorità. Tanto è vero che, dopo l’annuncio ufficiale, ha messo a disposizione una suite completa di tool per aiutare i proprietari dei siti e gli sviluppatori a capire come migliorare la page experience dei loro siti.
Su Test My Site trovi il tool utile per calcolare quale potenziale aumento avrebbero le tue entrate annuali migliorando la velocità del tuo sito oppure quali sono le tue performance rispetto a quelle dei tuoi concorrenti.
Un sito lento e non fruibile danneggia l’immagine del tuo brand e non sono rari i casi in cui una page experience negativa ha influito negativamente sulla reputazione di un marchio.
La maggior parte delle aziende è consapevole che la fedeltà dei consumatori può essere fragile. La scelta è ampia, per un cliente, non è mai stato così facile abbandonare un brand a favore di un servizio che offre un’esperienza migliore.
Nella quarta edizione del report State of the Connected Customer (Salesforce) il 70% dei consumatori interpellati, ha dichiarato di aspettarsi che le aziende offrano sempre una versione rinnovata e digitale dei propri prodotti e servizi. Mentre il 59% afferma che sarebbe disposto a pagare di più per un prodotto a patto di acquistarlo da un sito che offre una page experience positiva.
Le prestazioni del tuo sito web e la page experience che fornisci ai tuoi visitatori, sono influenzate da 6 elementi principali. Vediamo nel dettaglio quali sono e come agire per migliorare le performance.
Per design del sito intendiamo lo stile e le funzionalità che sono state implementate per realizzarlo. La stabilità del layout della pagina è uno dei segnali misurati dai Core Web Vitals. Cosi come la compatibilità con i dispositivi mobili. Se utilizzi WordPress potresti avere un tema ricco di funzionalità e opzioni grafiche (che magari non ti servono) che però finiscono col creare fogli di stile ingombranti.
Nel caso di file CSS di grandi dimensioni si può usare l’opzione Minify. Il nostro suggerimento è di utilizzare solo ed esclusivamente quello che davvero serve. Abbiamo testato un tema wordpress professionale ma essenziale come Understrap con uno dei 5 temi multiuso più venduti su Themeforest.com.
Il risultato è stato imbarazzante, stesso contenuto, stesso stile e stesso server. Understrap, ottiene 100 come punteggio, il tema multiuso 63.
All’interno di questa categoria ricadono tutte quelle cose che riguardano la sicurezza (https e navigazione sicura) e i “no intrusive interstitials”. Ossia quelle cose come i pop up o banner posizionati male, che aprono altre finestre oppure creano problemi alla visualizzazione e navigazione della pagina.
Il minore dei mali, normalmente si tratta di cose molto semplici (e non dispendiose) da risolvere. Nella maggior parte dei casi basta implementare un certificato SSL per passare alla versione sicura del vostro sito, oppure configurare i pop up o gli annunci pubblicitari in modo che non diano fastidio.
Sempre in fatto di sicurezza, non dimenticare di sottoscrivere un servizio come Sucuri.com o Bekchy.com. Ti permettono di essere protetto da malware o dall’exploit delle vulnerabilità presenti nel codice del sito web.
In molti casi è il responsabile numero uno della velocità di caricamento delle tue pagine. Non è l’unico elemento da tenere in considerazione, ma con un hosting performante risolvi il 50% dei problemi.
Per un blog amatoriale può andare bene anche un hosting da 100 euro l’anno.
Se invece hai un ecommerce che fa 10.000 visite al giorno, ti occorre qualcosa di più professionale.
Al momento i nostri preferiti sono Kinsta (Google Cloud) per le sue prestazioni e Cloudways (Google e AMS Cloud) per la sua flessibilità.
Accanto all’hosting performante è importante usare il caching e il CDN. Il caching è applicato a livello di pagina o server, permettere di ridurre l’uso della banda e il tempo di risposta di sito web. Se utilizzi WordPress hai tanti plugin a disposizione tra cui scegliere.
Per quanto riguarda il Content Delivery Network o CDN questo si applica ai contenuti e in molti casi nel cPanel trovi già il fornitore di CDN “preconfigurato” dall’hosting. Aiuta a ridurre il ritardo nel caricamento dei contenuti (immagini, video ecc.) delle tue pagine.
Personalmente utilizziamo StackPath e spesso per i nostri clienti abbiamo anche provato Cloudflare . In entrambi i casi abbiamo ottenuto ottimi risultati.
Fare SEO significa non solo ottimizzare codici e testi, ma anche le immagini e ogni SEO Specialist ha lottato almeno una volta con tool per comprimere le immagini o per adattare dimensioni e formato al sito web.
Per le immagini esistono formati predefiniti che potete trovare qui insieme ad una lista di pro e contro.
Chi usa WordPress può installare uno dei tanti plugin per ottimizzare le immagini al volo e il più famoso è Smush . Questo plugin è disponibile in versione gratuita, anche se quella premium ha molte più funzionalità, inclusa una CDN solo per le immagini.
Oltre alla classica conversione e ridimensionamento delle immagini potete provare con il formato WebP, a patto che sia supportato dall’hosting.
Il WebP è un formato open source di compressione per le immagini sviluppato da Google e pensato per l’utilizzo web, che permette di aumentare la velocità di caricamento senza perdere la qualità della immagine originale.
In alternativa si può abilitare il Lazy Loading per le immagini e i video di YouTube. Si tratta di una tecnica che richiama le risorse pesanti presenti sulla pagina web in modo asincrono, ovvero dopo che i contenuti principali sono stati caricati e che permette di migliorare le prestazioni del sito web e la page experience.
Quando si parla di preventivi per l’ottimizzazione di un sito web ogni caso è differente. Proviamo a darvi un’idea generale dei costi prendendo come esempio un e-commerce da 10.000 visite giornaliere.
Un servizio di web hosting performante costa circa 100€ al mese e il CDN può variare da 30€ a 80€ a seconda del traffico e se vogliamo includere servizi di sicurezza (WAF, DoS).
Gli interventi sul server, ad esempio, per configurare il formato Webp per le immagini oppure il caching possono richiedere dalle 2 alle 3 ore di lavoro.
Usare i plugin a pagamento, come WP Rocket, su WordPress richiede altri 50€ all’anno e un tempo di configurazione che varia dalle 5 ore per i siti più semplici alle 10-15 ore per i siti più complessi.
In ogni caso bisogna fare attenzione perché rallentare script o fogli di stile CSS può portare a effetti indesiderati come la modifica del layout del sito web. Per questo il consiglio è lavorare sempre su un sito di backup e testare accuratamente i risultati.
Stessa cosa per le immagini, sempre se usate WordPress, potete utilizzare un plugin a pagamento per ottimizzare o comprimere le vostre foto. In questo caso però dovete aggiungere altri 50€ all’anno.
Siamo un team di professionisti specializzato in ottimizzazione SEO e local search marketing. Il nostro lavoro? Farti raggiungere i tuoi obiettivi di business.